venerdì 30 marzo 2007



Liquore di Mirto Rosso
Il mirto ha radici antiche. Questa pianta mediterranea nasce e cresce, forte e rigogliosa, nella terra madre di quelle culture che furono la culla della civiltà occidentale. La sua rigogliosità e il suo aroma tipico gli valsero l’appellativo di pianta simbolo dell’Amore e della Bellezza, infatti questo arbusto era considerato sacro a Venere, dea protettrice degli amanti e delle passioni.
Dai frutti del mirto, raccolti esclusivamente in Sardegna, si ottiene l’esclusivo liquore di Mirto Rosso.“Bresca Dorada” lo produce, selezionando i migliori frutti, nella sua azienda immersa nella selvaggia natura della costa Sud-Orientale dell’Isola. La dolcezza e l’armoniosità di gusto, che si assaporano sorseggiando il nostro liquore, gli sono conferiti anche dall’uso del delicato miele che le api producono nelle nostre campagne. Il risultato è un “Mirto” dal gusto vellutato e dalle proprietà tonificanti e digestive.Si gusta meglio bevuto freddo
Ingredienti: Infusione idroalcolica di bacche di Myrtus comunis, miele e zucchero.Gradazione alcolica: 30% vol.

SEADAS

Ingredienti per 10-12 persone:- 1 kg di formaggio pecorino (o misto) fresco- mezzo Kg di semola fina di grano duro- 3 uova- qualche cucchiaiata di strutto fresco- la scorza grattugiata di due arance- olio d'oliva- un pizzico di sale- il succo di un limone- zucchero o miele sciolto a bagnomaria
Descrizioneil formaggio dev'essere necessariamente fresco (4-5 giorni di stagionatura) e molto grasso: per renderlo ancora più morbido può essere immerso per circa 10 minuti in acqua bollente tolta dal fuoco. Va quindi strizzato e fatto sgocciolare.
Impastare la semola con le uova, il pizzico di sale sciolto in una cucchiaiata d'acqua e lo strutto. Lavorare bene la pasta fino a raggiungere una consistenza elastica e morbida: lasciarla quindi riposare.
Nel frattempo grattugiare il formaggio ed impastarlo poi con la scorza di limone ugualmente grattugiata.
A questo punto riprendere la pasta e cominciare a tirarla, così da ottenere una sfoglia sottile: ritagliarla dunque in tanti dischi, usando l'apposita rotella o semplicemente la forma di una tazza.
Distribuire su un disco una buona quantità dell'impasto precedentemente preparato e sovrapporre un altro disco di pasta, saldandone bene i bordi. Per facilitare quest'operazione, si consiglia di inumidire leggermente gli orli da congiungere con albume d'uovo.
Procedere al riempimento e la chiusura di tutti i dischi: le seadas sono pronte.
Friggerle quindi in abbondante olio d'oliva, ben caldo, per circa un minuto: le seadas devono risultare delicatamente dorate.
Vanno servite calde, dopo averle cosparse di zucchero o di un velo di miele liquefatto.


MALLOREDDUS
600 gr di farina semola un cucchiaino di sale fino una bustina di zafferano due bicchieri d'acqua salsa di pomodoro pecorino grattugiato .Impastare la farina con il sale, lo zafferano sciolto nell'acqua. Lavorare finché l'impasto sarà sodo. Fare dei bastoncini spessi 1 cm e tagliarli a dadini. Far asciugare per due giorni. Lessarli in abbondante acqua salata per circa mezz'ora. Condirli con la salsa di pomodoro e abbondante pecorino. Servire caldo.











su coili



SU COILI è un negozio di prodotti tipici sardi.
Si trova a Milano in via Principe Eugenioal 6,per contattarci chiamate lo 0233602643.

in questo negozio si può comprare:

formaggi

salumi

vini

dolci

formaggi



formaggi sono una delle specialità gastronomiche della Sardegna e la loro elaborazione si deve alla sua antica tradizione pastorale.
L'Isola attualmente offre la più vasta produzione di formaggi pecorini d'Europa. Sono esportati ed apprezzati in molti mercati, anche in Nord America.
Alcuni sono D.O.P (Denominazione d'origine protetta) come il Pecorino romano, il Pecorino Sardo DOC e il Fiore Sardo tipico della zona di Gavoi. Per tradizione sono prodotti con latte intero crudo di sola pecora, ma in tempi recenti la produzione è stata modificata per accogliere anche quote di latte vaccino e caprino, con cui si sono aperte nuove linee di mercato.
Le pecore sarde appartengono ad una razza autoctona di origini antichissime, come antichissime sono le origini del pecorino sardo, che risalirebbero, secondo alcuni studi, alla preistoria. Una delle varietà più caratteristiche è prodotta dai pastori dell'entroterra nelle loro "pinnettas " (costruzioni circolari e coniche, costruite in pietra e con tronchi d'albero, con caratteristico focolare centrale).
Il prodotto è talvolta soggetto a pirateria alimentare e alcuni formaggi, specialmente nelle Americhe, vengono surrettiziamente venduti con il nome di Sardo cheese, ma a volte sono formaggi che non hanno mai visto l'Isola.



salumi

La salsiccia sarda, il prosciutto sardo di montagna, la pancetta, la coppa, il filetto di cinghiale; in Sardegna i salumi hanno la loro importanza. Purtroppo durante gli ultimi anni molte specialità tipicamente artigianali hanno lasciato spazio a produzioni industriali, e queste ultime derivano sovente da processi tecnologici esasperati, che poco concedono ai sapori originali della materia prima.La produzione artigianale dei salumi tipici sardi invece si muove su un altro piano: la difesa del gusto originale.Naturalmente i prodotti alimentari artigianali non sempre sono costanti (la qualità del latte per un formaggio cambia con il variare delle stagioni e il sapore delle carni per un salume dipende dall'alimentazione del capo di bestiame utilizzato), ma sicuramente sono sempre ricchi di caratteri distintivi.L'unico modo per non farli scomparire é chiederli, ma prima bisogna conoscerli e assaggiarli per memorizzarne i caratteri.



i vini



Fino a pochi anni fa, sull’origine della cultura della vite in Sardegna, si avevano notizie molto frammentate: alcune fonti ritenevano che si fosse sviluppata autonomamente, altre invece, che fosse stata introdotta dai Fenici o dai Cartaginesi, altre ancora sostenevano che pure durante il periodo romano tale coltura era ben conosciuta. Secondo le più recenti scoperte, sembrerebbe invece che già durante la civilizzazione nuragica i sardi coltivavano la vite e conoscevano il vino, ed il Cannonau, secondo gli studiosi, sarebbe uno dei vini più antichi del Mar Mediterraneo, se non il più antico, mentre il nome di un altro celebre vino sardo, la Vernaccia, sembra che derivi dal latino vite vernacula, quindi originaria del luogo, come scriveva lo storiografo romano Marco Giulio Columella; altri studiosi sostengono anche che esistono riscontri storici sull'esistenza del celebre vino già nella città Tharros, l'antichissimo centro punico-romano di cui oggi restano maestose vestigia.



pane carasau

Il pane carasau è tipico pane sardo originario della Barbagia, conosciuto anche col nome di carta musica, proprio per la sua caratteristica sottigliezza.
Il termine sardo invece deriva dal metodo di preparazione che comporta una fase di carasatura, cioè una cottura per renderlo croccante.
Sono state trovate tracce di pane carasau nei nuraghi, quindi è da ritenere che fosse presente già in quella civiltà. In tempi più recenti il pane carasau è legato al mondo della pastorizia. Questo pane infatti per le sue caratteristiche peculiari permetteva ai pastori impegnati nella cura delle greggi di avere sempre a disposizione un pane che non aveva problemi di conservazione. Una volta cotto veniva tagliato dalle donne, a forma di cuneo, in quanto quella era la forma della tasca a tracolla che i pastori utilizzavano per conservarlo.
Gli ingredienti base sono lievito, sale e acqua e farina. Storicamente vengono ricordati due tipi di impasti, uno a base di fior di farina di grano duro, diffuso in particolare tra le classi agiate, l’altro a base di farina d’orzo o cruschello, presente soprattutto sulle tavole dei ceti medio-bassi.
La preparazione del pane carasau era un vero e proprio rito che coinvolgeva almeno tre donne, amiche o parenti che ricevevano in cambio olio e ricotta. La pasta viene lavorata e tirata in dischi separati da panni di lino o lana sovrapposti. Per il forno si utilizzava legno di quercia, e la cottura del pane iniziava alle prime luci dell'alba. Quando il disco di pasta cominciava a gonfiarsi si rivoltava, e vi si appoggiava delicatamente una pala (tradizionalmente di legno) per favorire l’omogeneità della forma. Una volta sfornato, il disco di pasta veniva diviso in due con il coltello. A questo punto avveniva la seconda infornata necessaria al processo di 'carasatura'.
Il pane carasau si puo' condire con olio e sale e servire dopo un breve passaggio sulla griglia (pane “guttiau”) . Altra preparazione tipica è quella del pane “frattau”. In questo caso il pane viene immerso per un tempo brevissimo in acqua salata bollente, per poi essere disposto sul piatto componendo strati con sugo e pecorino. In alcuni casi viene servito con un uovo in camicia sopra l'ultimo strato.